Agile

Agile di Simona Bertozzi - ph: nexus

AGILE

Progetto e Coreografia                          Simona Bertozzi
Musica                                                      Francesco Giomi
Luci                                                            Cristina Spelti

Organizzazione                                        Beatrice Capitani
Promozione                                              Elena De Pascale / Beatrice Capitani
Ufficio Stampa                                         Michele Pascarella

 
Produzione Nexus 2017 – In coproduzione con MMCompany
Con il contributo di Mibact e Regione Emilia Romagna

 

Liberamente ispirato a Lezioni Americane di Italo Calvino

Nel 1984 Calvino fu ufficialmente invitato dall’Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton
Poetry Lectures, un ciclo di sei conferenze che
hanno luogo nel corso di un anno accademico (per Calvino sarebbe stato l’anno 1985-1986) alla Università di Harvard, Cambridge, nel Massachusetts.

Il termine “Poetry” sta qui a indicare ogni modalità di comunicazione poetica, sia essa letteraria, musicale, figurativa e Calvino coglie l’occasione per redigere una sorta di manuale sulla “questione della forma” soffermandosi sulla letteratura ma aprendo riflessioni sulla vita in generale e il cammino della civiltà all’affacciarsi del nuovo Millennio.

Cinque le lezioni e i titoli: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, più una sesta, Coerenza, solo progettata e rimasta inconclusa, per la morte dell’autore avvenuta nel settembre 1985.

Dalla suggestione e dalla pregnanza di queste cinque definizioni, cogliendo in primis l’imponente “fisicità“ che le caratterizza, mi sono rivolta alla creazione di una pièce coreografica, in cui la tessitura dinamica e il dialogo tra gesto e azione risentono di una continua pulsazione tra l’evidenza delle regole e le possibili distorsioni.

Lo spazio scenico come una sorta di playground in cui le cinque modalità di “attraversamento della forma”: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità diventano sostanza e ragione della grammatica di movimento attivando possibilità continue e ostinate di esercizio, “addestramento” e dialogo tra i corpi, configurazioni spaziali e geometrie ritmiche.

Tensioni e traiettorie che, nel loro disegno scenico, possano evocare la “complessità” di un habitat, di un microcosmo. Come affacciarsi su una piazza o un incrocio stradale, per cogliere le modalità di scambio, incontro, allontanamento e vicinanza che caratterizzano un dialogo tra passanti apparentemente non preventivato, – imprevedibile direi! – ma regolato e scandito da un sottotesto di eventi che segnano l’agire del singolo e della comunità. Una narrazione di corpi continuamente aperta e volta all’evocazione di dinamiche relazionali riconducibili alla complessità del costrutto sociale: pulsione, esplorazione, superamento, ostinazione…

S.B.

 

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