JOIE DE VIVRE
Progetto Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e coreografia Simona Bertozzi
Danza Wolf Govaerts, Manolo Perazzi, Sara Sguotti, Oihana Vesga
Canto Giovanni Bortoluzzi, Ilaria Orefice
Musica e regia del suono Francesco Giomi
Dramaturg Enrico Pitozzi
Set e luci Simone Fini
Costumi Katia Kuo
Foto e video Luca del Pia
Durata: 60 min.
Una produzione di:
ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione | Fondazione Teatro Comunale di Modena | Associazione Culturale Nexus
Con il contributo di:
MIBAC | Regione Emilia Romagna | Fondo Regionale per la Danza d’Autore
Con il sostegno di:
Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto | l’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino
“La vera felicità rappresenta il grande dilemma se non di tutti, quanto meno dei più saggi.”
Pierre Zaoui
Joie de vivre è un pensiero in forma coreografica che si rivolge all’universo vegetale, il più antico e diffuso del pianeta, al fine di ricercare quelle attitudini emergenti che si mettono in atto nell’incessante tentativo di giungere a uno stato di felicità.
Joie de vivre si rivolge a questa inesausta interrogazione dello stare tra le cose; è una propulsione organica che attraversa e configura atteggiamenti anatomici e risposte ambientali nell’esperienza di sé, degli altri, del territorio, del proprio habitat.
Tutto questo lo fa guardando l’universo vegetale, per coglierne inclinazioni arborescenti e rizomatiche, cambiamenti di stato incorporati in una logica di ostinate azioni di resistenza e trasformazione, capacità tattiche, mobilità dei confini, assemblaggi di
comunità transitorie.
Joie de vivre dice di un’inclinazione naturale degli enti, di comportamenti emergenti e di relazioni polifoniche tra eventi ed elementi. In questi territori di confine, gli approdi non sono uniformi e le singolarità irrompono nel continuum dinamico dell’ambiente per conservare l’urgenza elementare della propria esistenza.
Joie de vivre predilige così la variazione di scala, in cui le variabili ritmiche scandiscono e orientano la composizione coreografica in gesti la cui origine vegetale è cercata nella profondità dei corpi, nelle infinite spazializzazioni dell’anatomia.
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Maria Luisa Buzzi, Danza&Danza
“Con il rigore compositivo che la contraddistingue, Bertozzi costruisce uno spettacolo chirurgico dove l’osmosi tra spazio, luci, interpreti –quattro danzatori e due cantanti difonici– diviene atto politico di sopravvivenza.”
Roberto Giambrone, Il Sole 24 Ore
“Un ambiente metafisico, una porta aperta su una dimensione vagamente irreale… In questo respiro dei corpi, nelle loro irriducibili singolarità e nei loro raggruppamenti, nella ricerca di equilibri ancorché precari, si legge più chiaramente il divenire ineffabile del tempo, l’inarrestabile flusso dell’essere, senza scopo e senza giudizio e pertanto, forse, felice.”
Franco Acquaviva, Sipario.it
“E’ un lavoro dove l’apertura al dialogo continuo è un fattore imprescindibile, e l’accoglienza dei corpi nel processo di creazione a partire dalla loro irriducibile unicità può generare una sorta di gioia, quella joie de vivre da cui il titolo dell’opera. Così sembrano muoversi in certi momenti i danzatori, con strategia strisciante e ancoraggi perigliosi, dilatati, come a voler occupare più spazio possibile, e a rendere al massimo efficienti i pochi punti di contatto tra i corpi.”
Giuseppe Distefano, Artribune
“In questa variazione della specie in perenne spostamento, di forme in divenire osservate nel loro mutare, di sorpresa derivata da un immaginario in atto, s’innerva la gestualità vibrante dei quattro danzatori della nuova, bellissima creazione di Simona Bertozzi.”