QUEL CHE RESTA

QUEL CHE RESTA

 Trouver n’est pas inventer. Il s’agit moins d’une volonté que d’un désir, 
moins d’une intention que d’une attention, moins d’un savoir que d’un art.
J.L Nancy 

Concept e coreografia                       Simona Bertozzi
Danza                                                   Marta Ciappina,  Simona Bertozzi
Musica                                                  Stravinsky: Diversions, Ray Chen, Timothy Young Divertimento: IV. Pas de deux, Coda. Presto
Soundscape                                        Roberto Passuti
Light design                                       Giuseppe Filipponio
Organizzazione                                 Chiara Boscariol
Stampa                                               Michele Pascarella
Foto e video                                       Luca Del Pia                           

Produzione Nexus 2021

Con il contributo di Mic, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
Con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e di Fondazione CR Firenze
Residenze creative nell’ambito di Residenze per artisti nei Territori a cura di Masque teatro, Artists in ResidenSì Bologna, in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2021, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Almastudios Bologna.

 

Sin dall’inizio del percorso con Marta ho cercato di attribuire allo spazio delle caratteristiche ambientali che potessero generare delle visioni, mutare la densità dell’aria e generare delle inattese capacità di attraversamento. Dei modi inediti dello stare.

Tutto questo affinché potessimo incontrarci in una danza sconfinata, in grado di riverberare oltre la consapevolezza del nostro agire e sorprenderci, quasi nostro malgrado, in atteggiamenti di affezione e irresistibile risonanza.

Quel che resta è stato, dapprima, uno dei territori della mappa e delle pratiche, tra glaciazione, pelli, fughe per poi divenire l’immagine sovrastante, la bolla, il grado di presenza necessario, lo sguardo condiviso, l’interrogazione inevitabile su cui sostare, per ritrovare il respiro sottile e transitare da una danza all’altra.

Da sezione di spazio, Quel che resta è diventato l’intero organismo, il vivente, una moltiplicazione di vettori, di prospettive, di flessioni anatomiche, di ritmo e tempo.

Ci ha rese tessuti connettivi, per immaginare e accogliere altri abitanti, per far riverberare temperature e provenienze, per generare accordi multiformi di ingresso nel movimento, cercando ogni volta delle inattese capacità di fare mondo. Di generarci stupore.

Quel che resta è l’irruenza e l’indugiare dei corpi, è il tocco senza peso: estende un vocabolario di attese e ripartenze, di geometrie reiterate, di figurine, ghiaccio, resistenza, epidermide e pupille e di ritornelli. Da agganciare. 

S.B.

 

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Quel che resta è lavoro incluso in THAUMA, un progetto multiforme e contenitore di azioni performative di diversa natura che pongono la danza al centro della ricerca come immersione nel corpo, potenza del gesto e condizione di presenza.

Il grado energetico dominante è quello dello stupore, esperito come una irruzione improvvisa, uno sbilanciamento della postura, un’uscita da noi stessi, ma anche come occasione di accoglienza e di rinnovata esperienza.

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