TRA LE LINEE
Progetto Simona Bertozzi e Claudio Pasceri
Coreografia Simona Bertozzi
Programma musicale
L.v. Beethoven, Die Grosse Fuge op 133 per quartetto d’archi
Riccardo Perugini, Ad Io per violoncello ed elettronica*
Wolfgang Rihm, Zwischen den Zeilen per quartetto d’archi**
*Prima esecuzione assoluta. Commissione EstOvest 2020
**Prima esecuzione italiana
Danzatori
Giulio Petrucci, Manolo Perazzi, Sara Sguotti, Oihana Vesga e Simona Bertozzi
NEXT, New Ensemble Xenia Turin
Adrian Pinzaru, violino
Eilis Cranitch, violino
Enrico Carraro, viola
Claudio Pasceri, violoncello
Librettista Leonardo De Santis
Luci e set spazio Giuseppe Filipponio
Costumi Katia Kuo
Organizzazione e promozione
Monica Aranzi, Irene Bertolina, Beatrice Capitani
Coproduzione
Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, EstOvest Festival, Nexus e MilanOltre
Con il contributo di
Mibact, Regione Emilia Romagna, Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, Comune di Bologna
In collaborazione con
Lavanderia a Vapore – Centro di Residenza Coreografica, Ateliersi Bologna
Nell’ambito del progetto CORPO LINKS CLUSTER sostenuto dal programma di cooperazione PC interreg V A – ITALIA – FRANCIA (ALCOTRA 2014-2020)
Simona Bertozzi incontra NEXT il quartetto d’archi torinese con il quale crea uno spettacolo in cui le azioni coreografiche si innestano tra le linee delle composizioni di Ludwig van Beethoven e Wolfgang Rihm: contrappunti e scivolamenti, agglomerati momentanei di forze che svelano all’istante l’essenza del loro incontro per poi evolvere verso altri equilibri e disgregazioni. Partitura musicale e corporea sempre in bilico tra coesistenza, aderenza, emergenza.
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Tra le linee intende affermare la potenza di un incontro in cui coreografia e musica dialogano tra densità e svuotamento, tra apparizioni e fughe. Sulla scena cinque danzatori e un quartetto d’archi a comporre un’architettura di fisicità, nel gesto danzato e sonoro, che si dipana sulla dimensione del limite.
Nell’andamento coreografico così come nella struttura musicale, dalla Grande Fuga di Beethoven, attraverso la tessitura elettronica di Riccardo Perugini fino all’intermittenza di Rihm, il limite appare come una esperienza di sconfinamento, di libertà, ma anche di vulnerabilità, che mobilita le prospettive di accordo e relazione tra i corpi, evocando scenari di turbamento nel rapporto tra soggetto e collettività.
Sulla mutevole tessitura delle azioni si innestano inedite occasioni di ascolto e ossigenazione delle distanze a rimarcare, tra i corpi, una prossimità energetica che muta le sue forme nel farsi pneuma e respiro comune.
Nella danza i limiti appaiono come linee molli, muri di gomma, tessuti connettivi, pelli tese e sospese, a testimoniare i molteplici gradi di inclinazione e destabilizzazione delle posture, di una ordinata verticalità, come statue rotolanti, incrinate, rovesciate, imbrattate.
Il gesto individuale prende potenza nello sforzo collettivo attraversando un vocabolario comune di iconografie passate e contemporanee che scompaginano le prospettive tra scenari di festa e protesta, trovando con Beethoven la natura più ostinata e contrastata di affermazione.
L’incontro chiede di essere esatti, di quella esattezza che sorprende un attimo prima di essere compresa. E sembra emergere dall’invisibile. Tra le linee, appunto.
(Simona Bertozzi)
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Struttura musicale
Die Grosse Fugue op 133, ovvero Il Contrappunto del Silenzio
Con l’avveniristica creazione beethoveniana dell’opera 133 il pensiero occidentale giunge ad uno dei propri vertici espressivi e formali. La tensione, la “collisione” della materia sonora, lirismo e rigore a un tempo, non avevano mai conosciuto prima, nella storia della musica, un momento tanto avanzato.
Una “fluttuazione di iceberg”, portatori della conoscenza musicale occidentale, si verifica in una pagina struggente fitta di simboli ed imprevedibile nel percorso. Si potrebbe definire una “navigazione musicale in mare aperto”, dove l’impeto idealistico beethoveniano ed il senso di contrapposizione tra male e bene, luce e tenebra, suono e silenzio, conoscono un’evoluzione enigmatica ma perentoria.
Il Silenzio non aveva mai avuto un senso drammatico ed una funzione così immanente.
Ad Io racconta la nascita e la crescita di un “Io” e della sua coscienza attraverso l’unione di brandelli melodici estratti da brani scritti da Perugini dall’ età di sette anni fino a oggi. Il prodotto di questo lavoro sartoriale è un’enorme esposizione melodica che ripercorre la crescita dell’autore come musicista e come individuo; dai primi ingenui tentativi di scrittura fino ai più recenti esiti della sua produzione musicale.
Ad Io si manifesta fin da subito come un opposto della forma musicale della fuga: se la fuga è l’intreccio, l’incastro e il dialogo paritario di più linee, il brano di Perugini è invece la celebrazione del canto innocente e acerbo di un “Io” bambino.
Ad Io si sviluppa protetto, la melodia si prepara a ricoprire il proprio ruolo nella fuga, simulazione di civiltà, democrazia e convivenza.
Il breve e meraviglioso brano di Wolfgang Rihm Zwischen den Zeilen, letteralmente “tra le linee”, costituisce un elemento assai importante nella struttura del progetto artistico. Esso infatti avrà la funzione di congiunzione tra la calma ed il riposo che precedono e seguono l’opera di Beethoven ed il brano stesso del maestro di Bonn. Si tratta dunque di una sorta di “intermittenza musicale”, di fasce di suono che vengono attraversate dalla tensione musicale, di anticamere tra momenti di forte pathos e momenti di assoluto abbandono verso il Silenzio.
(Claudio Pasceri e Riccardo Perugini)
Benedetta Saglietti – Le Salon Musical
L’azione coreografica chiama a raccolta le forze dei cinque danzatori in Beethoven, soprattutto. Di questa lunga e complessa coreografia colpisce un momento a due, delle ragazze, quasi antigravitazionale